Il
principato di Lucedio fu fondato nel 1123 dai monaci Cistercensi provenienti dalla Borgogna che bonificarono il territorio, introducendo per primi in Italia la coltivazione del riso verso la metà del 1400.
Inizialmente abbazia e poi secolarizzato e divenuto principato, oggi vanta la denominazione di azienda agricola di qualità.
Fin da subito si distinse da ogni altra abbazia europea per il comportamento latifondista assunto dai monaci.
Dopo la fondazione dell’abbazia, infatti, furono i monaci
cellerari a provvedere, grazie alla forza lavoro di liberi agricoltori detti
mercenari, all’occupazione e alla bonifica delle zone paludose circostanti (chiamate locez, da cui il nome Lucedio) che trasformarono in vere e proprie distese di campi coltivati a grano, anticamente chiamate
grange (dal latino granea ovvero grano).
Dell’abbazia restano il salone dei conversi, la sala capitolare, la chiesa antica con il suo campanile e la seconda chiesa.
Come molte abbazie, anche quella di Lucedio, è dimora di tanti misteri e leggende: cripte segrete, salme mummificate di abati seduti su dei troni disposti a cerchio, fiumi sotterranei e una colonna che "piange" a causa degli orrori di cui sarebbe stata silente testimone.
Altre leggende sono ambientate nel vicino
cimitero di Darola e nella chiesetta della
Madonna delle Vigne; in essa in particolare, nell'aula circolare della chiesa, c'è un dipinto raffigurante un organo a canne presso il quale è riportato uno spartito conosciuto come
"spartito del diavolo". Si narra infatti, che suonandolo al contrario, ovvero da destra verso sinistra e dal basso verso l'alto, si evoca il diavolo all'interno della chiesa. Suonando invece la frase musicale in senso normale il diavolo viene nuovamente intrappolato nelle segrete dell'abbazia.
Leggende o no il principato vale la pena visitarlo almeno una volta nella vita per fare un emozionante tuffo nel medioevo.
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